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Su OSNews un interessante articolo che mette in evidenza un problema decisamente serio: Linux sta diventato troppo esigente in termini di risorse. Fedora Core 2 richiede 192 MB di RAM per girare in modalità grafica, Mandrake 10 con la stessa quantità di ram gira appena decentemente. Quando si propone Linux come alternativa per i desktop domestici o aziendali si devono avere argomenti convincenti, il più delle volte "molto" convincenti, e se bisogna dotarsi di hardware da agenzia spaziale per aprire una foglio di calcolo con OpenOffice.org è evidente che c'è qualcosa che non funziona.
Per anni Linux è stato l'OS con cui si potevano risuscitare vecchi 386, e in effetti a un certo prezzo è ancora così, ma le distribuzioni che dovrebbero rivaleggiare con XP richiedono risorse maggiori in cambio di prestazioni peggiori (boot più lento, instabilità di alcune applicazioni, qualche problema di sicurezza - ebbene sì!).
Si potrebbe obiettare che ormai 256 Mb di RAM e processori a 3 GHz sono la norma e che perciò il problema è un falso-problema, ma questo vorrebbe dire ammettere implicitamente la superiorità tecnologica di Microsoft che su hardware analogo offre prestazioni migliori.
Certo si può scegliere Linux per ragioni ideali, ma una scelta dettata da questo criterio richiede una consapevolezza che riguarda una piccola, piccolissima fetta degli utenti potenziali.
L'amarezza nasce anche dal fatto che esistono al mondo milioni di 'vecchi' pc con windows 98 o NT, 32 o 64 megabyte di RAM, pentium II, per i quali non si può pensare a un'evoluzione su Linux, e questa è una enorme occasione perduta per intaccare il monopolio di Gates.
L'unico modo per correre ai ripari sembra quello di prestare maggiore attenzione al codice, e di cominciare a escludere, a raffinare la scelta dei pacchetti.

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